mercoledì 26 agosto 2020

Hunter Killer


Su insistenza di mio padre mi sono ritrovata a vedere Hunter Killer - Caccia negli abissi (Hunter Killer, 2018). 
Non avevo molte pretese, anzi non mi aspettavo nulla di buono. Invece devo dire che le due ore di film sono passate velocemente e senza noia. 
Gerard Butler (Attacco al potere 1, 2, 3) è Joe Glass, comandante del sottomarino USS Arkansas che si reca nelle acque russe per indagare sulla scomparsa di un sottomarino statunitense. Si ritrova a sventare un colpo di stato russo, a salvare il presidente Zacharin (Alexander Diachenko) dall'ammiraglio Durov (Michael Gor, Il ponte delle spie, 007 La morte può attendere), aiutato da un gruppo di Navy SEAL disposti a tutto pur di evitare il terzo conflitto mondiale.
Butler, che mi aveva alquanto deluso in Attacco al potere 2, in questo film mi è piaciuto di più. Complice una sceneggiatura tratta da un romanzo (Firing Point, di George Wallace e Don Keith), anche se un po' scontato e prevedibile ha dei risvolti interessanti e non cade nella banalità di Attacco al potere 2. Il protagonista è sì un eroe americano senza macchia, ma si lascia guidare dall'istinto e usa il cervello. Non vede il mondo in bianco e nero, rispetta l'esperienza e le conoscenze degli altri e sa prendere decisioni che non si fanno influenzare dai pregiudizi.
Gli effetti speciali sono veramente degni di nota, dalle esplosioni alle riprese del sottomarino nelle gelide acque russe. Il cast di attori che circonda i protagonisti annovera Gary Oldman (La talpa, L'ora più buia) e Linda Cardellini (Avengers: Age of Ultron), che danno autorevolezza agli attori secondari.
Interessante in questo film è il fatto che il presidente degli Stati Uniti è una donna. Una donna pensante che non si fa manovrare, che comprende che si sta svolgendo un colpo di stato e che salvare il presidente russo è l'unico modo per prevenire una guerra catastrofica.
A parte questo, Hunter Killer è un film senza infamia nè lode, godibile che ti fa passare un paio d'ore senza pensieri.


lunedì 24 agosto 2020

The Umbrella Academy ora nel 1963

immagine da imdb.com
da imdb.com


Dopo una prima stagione entusiasmante, The Umbrella Academy ritorna su Netflix con una seconda stagione, ambientata a Dallas nel 1963. Esattamente: i nostri sette eroi sono coinvolti con i fatti inerenti l'assassinio del presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy. 

Ma facciamo ordine: Cinque (Aidan Gallagher) è riuscito a portare indietro nel tempo i suoi fratelli salvandoli dall'apocalisse, ma ha fatto qualche errore di calcolo. Li ha portati infatti tutti nello stesso luogo ma in periodi diversi. I fratelli sono costretti a rifarsi una vita da soli negli anni Sessanta, arrangiandosi come possono. Klaus (Robert Sheehan, Shadowhunters, Fortitude) è diventato capo di una setta (non poteva essere altrimenti), è ricco e ha seguaci che lo idolatrano. E' sempre accompagnato da Ben (Justin H. Min) che lo aiuta e lo sprona a migliorare se stesso. Allison (Emmy Raver-Lampman) si è sposata, non usa più le voci e lotta per l'integrazione razziale. Luther (Tom Hopper, Black Sails, Il trono di spade) è un combattente al servizio di Jack Ruby (l'assassino di Lee Harvey Oswald), Diego (David Castaneda) è rinchiuso in un manicomio perché afferma che Oswald vuole

da imdb.com, proprietà di Netflix

uccidere il presidente, in visita a Dallas. Solo la paziente Lila (Ritu Arya) sembra credere che lui non sia pazzo. La giovane Vania (Ellen Page, Inception, X-Men Giorni di un futuro passato) è stata investita fuori dal vicolo in cui sono comparsi tutti e vive senza memoria del passato in una fattoria insieme a Sissy (Marine Ireland, Homeland), al marito e al figlio disabile Harlan.

All'arrivo di Cinque con la notizia che l'apocalisse li ha seguiti, i fratelli devono decidere se riunire l'Umbrella Academy o se continuare le loro nuove vite, fingendo di essere qualcun altro. Ma la Commissione non li lascerà tranquilli: Handler (Kate Walsh, Grey's Anatomy, Private Practice) non è morta e vuole eliminare l'Academy, facendo leva su qualsiasi mezzo. Forse chiedere aiuto a papà Hargreeves (Colm Feore, Thor, La verità sul caso Harry Quebert) potrebbe servire, ma il 1963 è molto lontano dal momento in cui l'Academy è stata fondata... 

Tra personaggi vecchi e nuovi, scazzottate e sparatorie, le dieci puntate della seconda stagione scorrono veloci e dense di avvenimenti. Omicidi, massacri e tentativi di redenzione sono delle costanti della serie, che in questi momenti clou accompagna le scene con canzoni scelte alla perfezione, fuori dal tempo in cui si svolge la storia (ci sono perfino i Backstreet Boys a fare da colonna sonora). Quando la musica si alza e si distacca dalla scena precedente sappiamo che ci sarà una battaglia, che sia contro gli Svedesi della Commissione o contro il Consiglio, è certo che sarà versato del sangue e i fratelli saranno messi in serie difficoltà. 

In questa seconda stagione sono approfonditi maggiormente i personaggi, i cui poteri sono visti come una condanna e non come un dono. Da tutti tranne che da Ben, che in questa stagione diventa finalmente protagonista insieme ai fratelli. Non è più rilegato in un angolo della stanza e oltre a dire la sua il suo ruolo sarà fondamentale per la storia.

Tra tutti gli attori emerge sicuramente Aidan Gallagher, classe 2003, che con le sue movenze e la sua espressività regala a Cinque il ruolo da protagonista. E' caratterizzato così bene che oscura tutti gli altri attori. La contrapposizione con Handler/Kate Walsh, che li vede lottare in diverse scene, non lo fa minimamente sfigurare, anzi, fa sì che i due personaggi si esaltino a vicenda.

Ho apprezzato molto anche Klaus, nelle vesti di un santone dedito alle droghe e al sesso: la sua sofferenza mascherata dalla superficialità è magistrale. 

Oltre agli attori e alla scelta stilistica della musica, la serie è girata bene, è ben ritmata e i personaggi che appaiono sullo schermo sono interessanti e approfonditi. Una seconda stagione così interessante da equipararsi alla prima fa venire voglia di altri episodi.


lunedì 20 aprile 2020

The Walk: un film mozzafiato

da imdb.com



The Walk (id., 2015) è il film che racconta l'impresa del funambolo francese Philippe Petit a New York: camminare su un cavo appeso tra le due Twin Towers a Manhattan, nel 1974. 
Philippe Petit nel 1974. Immagine da Il Post
Iconico è il suo attraversamento, tanto che l'immagine di lui che cammina a quattrocento metri di altezza è entrata ormai nell'immaginario comune. 
Il film su quest'impresa sarebbe potuto essere un lento, didascalico, un po' noioso invece Robert Zemeckis (i tre Ritorno al futuro, Forrest Gump) ha scritto e diretto questo film con una maestria sopra le righe. 
The Walk ha un ritmo stupendo, incalzante, che ti tiene incollato allo schermo fino all'ultimo passo, complice anche il fatto che il protagonista parla direttamente allo spettatore mentre racconta la sua storia. 
Una musica e un'atmosfera che mi hanno ricordato Ocean's Eleven fa da contorno a Joseph Gordon-Levitt (Inception, Il cavaliere oscuro - Il ritorno), che interpreta Philippe Petit, ruolo per il quale ha dovuto realmente imparare a camminare su un filo. 
Coinvolge fin dalla prima scena, fissando lo spettatore e raccontando il colpo di 
Immagine di proprietà di Sony Pictures, da imdb.com
Petit con entusiasmo. Colpo perché nulla era approvato dalle autorità, che si sono trovate sui tetti delle due torri per arrestare il funambolo. Affiancato dal carismatico Ben Kingsley che interpreta Papa Rudy, funambolo che condivide i segreti del mestiere con Philippe, Gordon-Levitt fa da padrone sulla scena. La sua espressività e le sue movenze ti fanno realmente credere che anche lui, come Petit, stia camminando a più di quattrocento metri nel vuoto, senza cavo di protezione.

Quest'impresa è ancora più incredibile anche perché Petit non ha voluto legarsi, andando incontro a morte certa se avesse perso l'equilibrio. Il vento a quell'altezza è molto forte e il cavo doveva essere fissato alla perfezione per non rompersi e non ondeggiare. 
Quando Gordon-Levitt muove il primo passo sul cavo il cuore salta un battito, per poi accelerare quando scopri che la sua passeggiata non è stata fatta una sola volta, ma ben otto! Sapevo esattamente che non sarebbe caduto, ma vi assicuro che mi sono sporta verso il televisore con gli occhi sbarrati, agitandomi.
Zemeckis ha creato un capolavoro narrativo, rendendo un'impresa così epica divertente, emozionante, coinvolgente e facendo venire la paura del vuoto allo spettatore, anche a quello che non ce l'ha e non soffre di vertigini. Ha fatto anche rivivere le Torri Gemelle, facendomi ripensare al vuoto e al silenzio surreale che ora pervade il World Trade Center.
Se come me non lo avevate ancora visto ve lo consiglio! 



lunedì 9 marzo 2020

Hobbs & Shaw: la rassicurante prevedibilità che funziona

da imdb.com


Se hai bisogno di un film che ti distragga dall’attuale emergenza sanitaria Hobbs & Shaw (Fast & Furious: Hobbs & Shaw, 2019) è l’ideale: esplosioni, cazzotti, prevedibilità ti danno quella sicurezza di cui hai bisogno.
Lo statuario poliziotto Luke Hobbs (Dwayne Johnson) e l’ex agente MI6 cattivo redento Deckard Shaw (Jason Statham) devono collaborare per sventare la minaccia internazionale di un virus letale (qui il pensiero al coronavirus c’è stato, ma essendo un film di Fast & Furious sapevo già che sarebbe finito bene).
da imdb.com
Sembra che l’agente dell’MI6 Hattie (Vanessa Kirby, la principessa Margaret di The Crown) abbia rubato questo pericoloso virus, ma in realtà se l’è iniettato per impedire al super cattivone metà uomo e metà macchina Brixton (Idris Elba, Thor) di rubarlo. 
Hattie affascina subito Hobbs perché picchia duro ed è prevedibilmente la sorella di Shaw, preannunciata da mamma Shaw (Helen Mirren, The Queen, Red) durante la visita che l’elegante signora riceve in carcere dal figliuolo (n.d.M.: il taglio di capelli di Helen Mirren è favoloso!).
Tra inseguimenti, sparatorie, folle corse in auto i nostri eroi finiscono prima a Londra, poi a Mosca, poi in Ucraina e infine nell’isola di Samoa. Qui arrivano a chiamarsi “fratello” e collaborano con la famiglia di Hobbs, che lui non vedeva da venticinque anni, per salvare Hattie e il mondo intero.
Il lieto fine è assicurato, così come il bacio tra Hobbs & Hattie.
Non è ancora stato annunciato un sequel ma c’è da aspettarselo, come preannunciato dai super cattivoni informatici che hanno incasinato il mondo con il virus.
E’ chiaro che la coppia Johnson – Statham funziona alla grande: fisicamente
da imdb.com, foto di Frank Masi, Universal Pictures
diversi, come sottolineano i due personaggi per tutto il film, ma entrambi tosti. Grosso e resistente il primo, agile e scattante il secondo; insieme formano un duo che deve per forza ritornare sul grande schermo. A mio avviso funzionano meglio di Diesel – Johnson.
Nonostante Shaw abbia ucciso il simatico Han (non credo mi riprenderò facilmente da questa storia), lo apprezzo sempre di più. Forse perchè è interpretato da Jason Statham? Sicuramente sì.
Vanessa Kirby ha dimostrato talento ed eleganza in The Crown, interpretando la principessa Margaret egregiamente. La sua espressività e le sue movenze trasmettono sempre i sentimenti che il personaggio prova, oscurando talvolta la protagonista Claire Foy, che interpreta la Regina Elisabetta II. Questo ruolo d’azione le calza a pennello, nonostante la leggerezza del film rispetto alla serie in cui l’abbiamo conosciuta.
Anche se la trama è prevedibile, le scene d’azione sono girate molto bene, sia le corse nelle vie di Londra che la fuga in Ucraina. Le scogliere della Samoa sono stupende, un’ambientazione diversa dal solito che inizialmente non mi convinceva ma che alla fine ha dato quel fascino in più al film.



martedì 4 febbraio 2020

Virgin River

da imdb.com

Netflix sta diventando molto prolifica nel produrre serie tv. 
Virgin River è una delle ultime uscite, ambientata in questo paese sperduto sulle montagne, dove arriva Melinda Monroe (Alexandra Breckenridge, This is Us, The Walking Dead). Infermiera specializzata e ostetrica, Melinda è scappata da Los Angeles per cambiare vita. Ma non è così facile ambientarsi a Virgin River, soprattutto se il medico che deve affiancare, Doc Mullins (Tim Matheson, The West Wing, Animal House), è contrario alla sua presenza. 
Assunta dal sindaco Hope (Annette O'Toole, Smallville, Superman III) viene presa sotto la sua ala protettrice e grazie a Jack Sheridan (Martin Henderson, Grey's Anatomy), ex marine ora gestore dell'unico pub del paese, inizia ad ambientarsi e a guarire dal suo pesante passato.
A metà tra Grey's Anatomy e Everwood, i drammi personali e familiari si
da imdb.com
mescolano con i casi medici, che diventano un incipit per un'analisi sociale più approfondita. 

I personaggi di contorno sono molti, dal cuoco Preacher (Colin Lawrence, Riverdale, The Good Doctor) all'inquieto Brady (Benjamin Hollingsworth, Code Black, Un uomo tranquillo), dalla parrucchiera Charmaine (Lauren Hammersley, Mr.D) al pericoloso Calvin (David Cubitt, BH90210).
Interessanti con un passato e una personalità, i personaggi sono tutti da sviluppare. La serie infatti è composta da 10 episodi e si capisce che quello che abbiamo visto è solo la punta dell'iceberg.
La seconda stagione è già in produzione e dalla fine della prima, chiaramente prevedibile e un po' scontata, può diventare interessante.
Mi aspettavo però un paesaggio più protagonista: tranne un paio di episodi poi rimane sullo sfondo, ma da una serie la cui protagonista abbandona il traffico di L.A. mi aspettavo qualcosa di più.
Non posso far altro che attendere la seconda stagione, sperando in sviluppi più inaspettati e in situazioni ancora più drammatiche, sperando in un po' di felicità per questa sfortunata infermiera.


lunedì 3 febbraio 2020

L'ora più buia

da imdb.com

Decine di film ci hanno mostrato la Seconda Guerra Mondiale, dai conflitti alla Shoah.
L'ora più buia (Darkest Hour, 2017) non ci mostra battaglie, morti, deportazioni ma ci mostra come un singolo uomo al comando abbia reagito e preso difficili decisioni nel maggio del 1940. 
Il protagonista assoluto del film è Winston Churchill, interpretato da un superbo Gary Oldman (La talpa, Dracula di Bram Stoker). E' seguito durante il suo instancabile lavoro dalla giovane segretaria Miss Layton (Lily James, Downton Abbey, Yesterday, Cenerentola), catapultata nel retroscena di questa drammatica guerra proprio quando, all'età di 66 anni, Churchill viene investito della carica di primo ministro. Dopo le dimissioni di Neville Chamberlain (Ronald Pickup, Marigold Hotel) il suo partito era scettico delle sue capacità. Solamente la moglie Clemmie (Kristin Scott Thomas, L'uomo che sussurrava ai cavalli, Il paziente inglese) crede in lui, perché perfino Re George VI (Ben Mendelsohn, Rogue One) preferirebbe altri rispetto a lui. Churchill è scorbutico, incute timore ma porta su di sé il peso del suo ruolo, con determinazione e coraggio.
Non più giovane, con un sigaro in bocca e whiskey o champagne in un bicchiere, Churchill nega fin da principio di poter siglare una pace con Hitler, andando contro al Visconte Halifax (Stephen Dillane, Stannis Baratheon de Il trono di Spade), caro amico del re. 
In quei drammatici giorni, mentre la Germania invade gli stati confinanti facendoli cadere uno dopo l'altro, le pressioni per un accordo di pace si fanno sempre più pesanti, così come la situazione dei 300.000 soldati bloccati a Dunkirk. Churchill deve decidere come agire...
Intenso, drammatico e attuale come non mai, L'ora più buia ci mostra come il volere di un popolo venga capito e diffuso da un aristocratico, che per quella
Winston Churchill e Gary Oldman nel film (Focus Features LLC)
nazione ha combattuto e ne ha poi deciso il destino.

Gary Oldman è così bravo che ti tiene incollato allo schermo fino all'ultima scena: il suo carisma e la sua fedele interpretazione di Churchill gli ha valso non solo il premio Oscar come attore protagonista, ma anche il BAFTA, il Golden Globe, il SAG Awards e diversi altri premi. 
Oldman ruba la scena a chiunque, dalla giovane Lily James all'affermata Scott Thomas. Riesce a trasmettere, grazie a una sceneggiatura ben scritta e a una rappresentazione dei fatti per niente noiosa, i sentimenti contrastanti dell'epoca: la paura, la voglia di combattere, la volontà di salvare i propri soldati, la voglia di non soccombere a Hitler ma anche la voglia di pace per salvare la propria nazione.
Un film arricchito di frasi ad effetto che descrivono esattamente la situazione ("Non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca", "Senza vittoria non può esserci sopravvivenza"), commuovendo e facendo prendere coscienza ancora di più della situazione drammatica del tempo.
Senza conoscere la storia siamo destinati a ripetere gli stessi errori. 



lunedì 27 gennaio 2020

Yesterday

da imdb.com


Come sarebbe il mondo dopo un black out su scala globale durante il quale tutti, tranne un cantante squattrinato senza prospettive di carriera, si fossero dimenticati dei Beatles? 
E' proprio questo che fa da motore di partenza al film Yesterday (id., 2019): nell'Inghilterra contemporanea i Beatles non sono mai esistiti ma Jack Malik (Himesh Patel, The Aeronauts) li ricorda, iniziando a cantare le loro canzoni dichiarandone la proprietà. 
Ed è così che da cantante squattrinato con solo la sua manager Ellie come fan (Lily James, Downton Abbey, L'ora più buia, Cenerentola) diventa un cantante così famoso che perfino Ed Sheeran si inchina a lui.
Ma i sensi di colpa e l'essere apprezzato per qualcosa creato da altri saranno sopiti dai soldi e dalla fama?
da imdb.com, proprietà di Universal Pictures
Un cast di attori inglesi, affiancati dall'americana Kate McKinnon (Ghostbusters al femminile) ad interpretare la manager di Malibù di Jack, che si incastra alla perfezione dandoci questa perla tra i film usciti nel 2019. Un Robert Carlyle (The Full Monty, C'era una volta, Trainspotting) non accreditato ma facilmente riconoscibile è la ciliegina sulla torta che finisce per farci commuovere. 
Un film che ha tra i comprimari anche il cantante Ed Sheeran, che canta e si presta a fare da scopritore e poi da spalla al nostro protagonista. Sheeran interpreta proprio se stesso, divertendo lo spettatore, specialmente alla sua prima apparizione in casa Malik, e dando un tocco di realismo al film. Se Ed Sheeran esiste come mai i Beatles no?
Per gli amanti dei Beatles Yesterday è un film perfetto: riprende la stesura delle canzoni, ripercorrendo i testi e i luoghi da cui i Fab Four hanno tratto ispirazione e ci fa ascoltare le loro canzoni, con il trasporto di un fan come Jack Malik che fa di tutto per farli rivivere. 
In un mondo in cui i Beatles non sono mai esistiti riusciamo comunque, grazie a Jack, a godere delle loro canzoni. 
Ve lo consiglio e vi assicuro che canterete insieme a Jack, emozionandovi.